La mia storia

Sono Antonella Bundu: una donna nera, fiorentina e di sinistra

Le mie origini

Sono nata a Firenze nel 1969. Mio padre, Francis, era arrivato qui dalla Sierra Leone negli anni Sessanta perché aveva ottenuto una borsa di studio per studiare architettura. Mia madre, Daniela, studiava invece matematica e mio padre si rivolse a lei per avere ripetizioni. I miei genitori hanno avuto tre figli: Jacopo, il maggiore, me e poi Leonard.

L’esperienza africana

Nel 1972 ci siamo spostati a Freetown, in Sierra Leone, dove mio padre ha esercitato la professione di architetto e mia madre ha insegnato matematica. Io avevo appena tre anni e parlavo solo italiano. Mi ricordo i primi giorni di scuola: gli altri bambini parlavano in inglese e io rimanevo in silenzio, con lo sguardo rivolto su un punto fisso, aspettando solo che finisse la giornata scolastica. Anche grazie ai metodi piuttosto sbrigativi dei miei insegnanti, imparai presto l’inglese e altre lingue locali.
Nel corso della mia infanzia, ho cambiato spesso paese. Ho fatto la prima elementare a Freetown, la seconda a Firenze, a Santa Maria a Coverciano, la terza ancora in Freetown, la quarta di nuovo a Firenze e poi ho fatto tutti gli altri studi, fino ai 17 anni, in Sierra Leone. Mio padre morì quando avevo 13 anni, e mia madre è rimasta in Africa fino alla metà degli anni Novanta.

L’esperienza inglese

Nel 1987 mi sono trasferita a Liverpool, in un quartiere poverissimo abitato prevalentemente da neri. Era una zona ad altissima tensione, dove perfino la polizia esitava a mettere piede. Qui ho lavorato come bibliotecaria in una piccola biblioteca che dava in lettura libri di autori neri. Facevo anche parte del Black History Workshop, un gruppo che raccoglieva le testimonianze dei primi scrittori caraibici e africani arrivati dalle ex-colonie britanniche e stabilitisi ormai da anni in Inghilterra.

Infine a Firenze

Nel 1989 sono tornata a Firenze per iscrivermi alla Scuola Superiore Interpreti e Traduttori. Mentre studiavo ho fatto la barista al mitico Sahara Desert, un luogo di elaborazione e aggregazione dove si organizzavano dibattiti interculturali e concerti di artisti internazionali. Ho poi lavorato al Cabiria, in Santo Spirito, un altro posto che mi è rimasto nel cuore. A Firenze ho fatto anche tanti altri lavori: ho collaborato con case di produzione discografiche, ho lavorato con il team di Quellidelpuccini diretto da Sergio Staino e sono stata correttrice di bozze e lettrice.
Pochi anni dopo la nascita di mia figlia nel 2004, ho lasciato il bar per lavorare come impiegata in uno studio di architettura.

Politica, impegno e… pellegrinaggi

Negli ultimi anni sono diventata una pellegrina, non religiosa, ma una pellegrina camminatrice: ho fatto per due volte la corsa del Passatore, 100 km in 20 ore, il percorso da Siviglia a Santiago e numerosi altri itinerari.
Il mio impegno politico si è manifestato fra le altre cose, nella collaborazione con Oxfam, nella partecipazione al Social Forum, nel sostegno al referendum sull’acqua pubblica; ho manifestato contro il razzismo a Macerata e a Firenze; sono stata a Riace per sostenere Mimmo Lucano; mi reco spesso a Vicofaro da don Biancalani.
Non ho mai smesso di impegnarmi per le cause che mi appassionano e mi definisco una donna nera, fiorentina e di sinistra.