IL 25 SETTEMBRE STA PER ARRIVARE E NON SARÀ UN GIORNO DI FESTA. ANDIAMO A VOTARE.

By Firenze Città Aperta 2 anni ago
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Mancano ormai pochi giorni alla fatidica e temuta data delle elezioni politiche.

Come Firenze Città Aperta non siamo parte di nessuna delle proposte elettorali in campo ma riteniamo di condividere il confronto che abbiamo fatto nel Coordinamento.

Come compagne e compagni attivi siamo dentro quella grande parte del paese che vive l’annunciato successo della Meloni come un giorno di lutto. Per la democrazia e per il paese.

È dal 2019, dal Papeete di Salvini, che si rinvia l’appuntamento elettorale per evitare un dominio della destra e l’assalto alla Costituzione (allora a guida Salvini, ora a guida Meloni). Per fare questo era necessario cambiare politiche, cambiare la legge elettorale in senso proporzionale, creare una sinistra competitiva.

Sono passati quasi tre anni, abbiamo la stessa legge elettorale ed un quadro disastroso.

I sondaggi e la conoscenza di questa legge elettorale mostrano come la destra neofascista di Fratelli d’Italia sia proiettata verso il successo e la coalizione di destra si avvii a conquistare un’ampia maggioranza. Le sole incertezze che ad oggi avvertiamo sono se la destra avrà o meno la maggioranza qualificata dei seggi (67%) che le permetta di cambiare la Costituzione senza referendum e se arriverà alla maggioranza assoluta di voti validi.

È un esito annunciato da anni, che si realizza nelle modalità peggiori.

È una conseguenza di cosa ha rappresentato l’avvento del governo Draghi, ovvero la restaurazione dei vecchi poteri e dei soliti interessi, in un quadro bellico.

E del sostegno incondizionato alla Nato e al permanere della guerra in Ucraina a qualsiasi costo.

E dell’irrituale scelta del Presidente Mattarella che ha sciolto le Camere a fine luglio senza neanche le consultazioni per verificare altre soluzioni, al culmine di mesi di una campagna mediatica contro chiunque avesse contrarietà e dubbi sulla guerra e contro alcune proposte progressiste avanzate dai M5S.

Il tutto è passato dalla legittimazione di Meloni come garante delle istituzioni sovranazionali, a partire da quelle atlantiche e finanziarie. Nessun allarme democratico, neppure in caso di vittoria del partito neofascista. Toni molto diversi da quelli utilizzati da moderati come Joe Biden che attacca Donald Trump definendolo, giustamente, come un quasi fascista. Di questa legittimazione appare sempre più garante lo stesso Draghi.

Ma a fine luglio, allo scioglimento delle Camere, alcune azioni di salvaguardia potevano essere attivate e così non è stato per una scelta politica precisa del PD, che di fatto accetta la propria certa sconfitta consegnando il paese nelle mani di questa destra illiberale.

Interrogarsi sul perché è utile anche per il domani: ricordiamo che, in chiave di emergenza democratica, poteva e doveva essere fatto un accordo tecnico fra tutti i soggetti che si oppongono alla destra nei collegi uninominali (come proposto da mille parti) così almeno da poter ridimensionare la prevedibile vittoria.

Per il PD, ed il sistema internazionale di cui è parte, elemento fondativo è l’asse con gli Usa e l’impegno della Nato nella guerra escludendo qualsiasi azione per il cessate il fuoco e per la pace, non si considera in fondo questa destra e la Meloni una minaccia per la democrazia e per la Costituzione, in sostanza c’è una comunanza liberista e un’ostilità verso le politiche di lotta alla diseguaglianza (come dimostra l’accordo programmatico con Calenda, poi rotto dallo stesso Calenda). Per questo hanno scarsa credibilità gli appelli di Letta all’allarme per la Costituzione di questi giorni.

Abbiamo anche sperato, nel quadro pessimo, che si formasse un asse di alternativa con i M5S, da Sinistra italiana a Unione Popolare, così come proposto giustamente da Rifondazione Comunista, in modo da sfidare l’asse moderato PD-Calenda e prepararsi ad una stagione durissima di opposizione. L’azione fondamentale era nelle mani di Sinistra Italiana, che poteva collocarsi fuori dal perimetro dell’alleanza del PD, coerentemente con la sua collocazione di forza di opposizione al governo Draghi. Così non è stato, malgrado il grande e meritorio impegno di SI toscana e fiorentina.

In questo quadro la guerra è scomparsa come aspetto centrale dalla campagna elettorale. Poiché questi mesi di guerra hanno costruito una certezza ulteriore indipendentemente dall’esito elettorale, ovvero quella della nascita di un governo di stretta fedeltà atlantica, che non ponga nessun ostacolo al prolungamento della guerra in Ucraina.

Al tempo stesso sono ridotte a ruolo marginale le questioni per noi fondamentali dell’abbandono dell’economia fossile e inquinante, della lotta alla diseguaglianza e al razzismo, in un quadro di stipendi bassi e di precarizzazione crescente su tutti i piani.

Tutto questo, e lo capiamo, sta provocando in molte e molti la tentazione all’astensione, un senso profondo di distacco fino al disgusto.

Capiamo ma ci permettiamo di dire che è IMPORTANTE ANDARE A VOTARE, perché noi, e ci sentiamo in sintonia con buona parte di questa città, sentiamo fortissima l’emergenza democratica rappresentata dalla Meloni. Ogni voto fa calare i suoi eletti al proporzionale.

Da qui parte l’opposizione pratica ai neofascisti, non scordiamocelo.

In questo contesto e con questa priorità, in una situazione di grande eccezionalità, occorre rispetto e attenzione reciproca e non usare toni aggressivi né giudicanti.

Ravvisiamo a Firenze -ed è positivo per il futuro- un consenso crescente alle forze che si collocano al di fuori del sistema PD e del suo perimetro di alleanze, ovvero Unione Popolare, unica forza di sinistra radicale offuscata come al solito dai media, che candida compagni/e a cui siamo legati/e da una lunga storia di attivismo come Simona Baldanzi e Stefano Cecchi, e il M5S, messo in croce per mesi da Draghi e dal suo sistema.

Inoltre, ci saranno voti differenziati tra Camera e Senato, e c’è giustamente rispetto, malgrado il sostegno del PD, per la candidatura di Ilaria Cucchi al Senato (esempio di come sarebbe stato invece possibile realizzare un accordo tecnico sui collegi uninominali.)

A Firenze ci sentiamo parte di un sentimento e di un popolo largamente diffuso, per questo IMPEGNIAMOCI a non perdersi di vista dal 26 settembre, perché il mondo non finisce il 25 settembre e chi NON LEGITTIMA questa destra e la MELONI ha un grande lavoro da fare, anche per costruire la sinistra che oggi non c’è.

Per questo lanciamo già da ora un incontro cittadino per

LUNEDÌ 3 OTTOBRE, alle 21.15,

Sms di Rifredi, Via Vittorio Emanuele II, 303, Firenze

Rimettiamoci al lavoro, contro il neofascismo e la guerra  

FIRENZE CITTÀ APERTA     12/09/2022  

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