FIRENZE CITTÀ APERTA sul governo Draghi

By Firenze Città Aperta 3 anni ago
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La formazione del governo Draghi è un fatto importante su cui sentiamo la necessità di esprimerci, su più aspetti: il merito, il simbolo, il processo, la beatificazione.

Merito: è un governo chiaramente conservatore, sia per il profilo del presidente, sia per il suo programma, sia per la squadra dei ministri.

Avere come presidente del Consiglio dei ministri uno dei principali protagonisti delle privatizzazioni in Italia e l’autore della famosa lettera del 2011 con la quale si imponeva una serie di misure pesantissime è già un elemento di merito.

I primi atti sono assolutamente coerenti con il giudizio:

  • la scelta McKinsey come supporto tecnico per il Recovery fund, essendo la McKinsey tra i principali interpreti del paradigma iperliberista che anche Draghi ha interpretato a lungo;
  • la scelta di un superliberista come Francesco Giavazzi come consulente economico;
  • la scelta di un militare, generale Figliuolo, per gestire la campagna di vaccinazione;
  • lo scioglimento, accogliendo le richieste della Lega, del precedente Comitato Tecnico Scientifico;
  • il primo vero atto economico, un condono fiscale;
  • il secondo atto, quello di avere previsto, a partire dal 1° luglio 2021, lo sblocco dei licenziamenti nel settore manifatturiero;
  • l’opposizione alla richiesta di liberare i vaccini Covid dalla proprietà privata dei brevetti;
  • la visita di Stato in Libia, la prima di Draghi, che ha legittimato quel paese come partner affidabile anche nella gestione dei flussi migratori, nonostante il non riconoscimento dei diritti dei rifugiati e le denunce di organismi internazionali sulle sistematiche violenze contro migranti cui viene impedita la partenza verso l’Italia;
  • inserire all’interno del Recovery Plan importanti risorse finanziarie per finalità assurde come il “green washing” dell’industria degli armamenti, settore che ha beneficiato negli ultimi anni di ingenti sostegni e facilitazioni, a scapito di settori ben più vitali per il paese, come la sanità e la scuola

Simbolo: è una scelta di restaurazione e oligarchica

Se la pandemia ha mostrato i fallimenti di trent’anni di politiche liberiste, la scelta del Presidente della Repubblica di affidare l’incarico ad uno dei massimi protagonisti di quel periodo è una scelta politica grave, che non condividiamo.

Che sia una scelta di restaurazione è reso evidente dalla squadra dei ministri, con figure pessime che vengono richiamate a ministeri importanti.

È una scelta d’ordine, che rappresenta nitidamente quello che aveva scritto Luciano Gallino, la “lotta di classe è in corso e l’hanno vinta i ricchi”.  Quindi capo del governo è uno dei protagonisti di questa vittoria. Alla necessità di maggiore uguaglianza e stato sociale, si risponde con un paladino della diseguaglianza, comunicando in sostanza che solo un’oligarchia può gestire il paese. Se anche una dose minima di protezione sociale (su reddito e altro) non potrà essere completamente cancellata, sarà però del tutto funzionale al disegno autoritario, neoliberista e conservatore.

Processo: è una scelta politica che viene a completare la delegittimazione della politica rappresentativa, per creare una nuova scena politica.

Come scrive Libertà e Giustizia “la scelta di chiamare Draghi al vertice di governo, a prescindere dalle valutazioni circa i suoi meriti, ha avuto il sapore di una radicale delegittimazione del ceto politico italiano, nella sua totalità. Tale delegittimazione ha finito col diventare una sorta di auto-delegittimazione: tutti i partiti hanno in sostanza condiviso questo giudizio negativo su loro stessi, riconoscendo di non essere più in grado di svolgere i compiti costituzionali per cui essi hanno ragione di esistere. Non ci sembra vi sia contezza della gravità di questa auto-delegittimazione, né un’assunzione di responsabilità su ciò che si deve fare per tornare agli intenti costituzionali espressi nell’art. 49”.

Siamo quindi di fronte ad una vera emergenza democratica.

Non solo, l’attesa messianica per Draghi il Salvatore, lo slogan “il governo dei migliori”, vogliono ridefinire anche per il futuro un punto di non ritorno, in cui chi si oppone (nel parlamento, una esigua minoranza) è contro il paese, una specie di traditore privo di qualunque merito. Alla fine, si formalizza chi è all’altezza di un ruolo politico e chi no – e deve essere escluso.

In tale quadro l’estrema debolezza di una sinistra in Italia che coniughi lotta per l’eguaglianza e democrazia, aggrava ulteriormente la situazione.

Per questo anche da Firenze ci attiveremo per la ricostruzione di una sinistra visibile ed efficace.

Firenze città aperta, 7 aprile

Foto: Il Fatto Quotidiano

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