2 Maggio 2020
Il leitmotiv del 25 Aprile – “Bella ciao” è stato il canto leitmotiv del 25 aprile appena trascorso (nonostante l’isolamento a cui siamo stati costretti dal corona/virus). Lo si è cantato dai balconi, lo si è trovato sui social in molte versioni, è rimbalzato da un sito internet all’altro. Penso che ciò abbia una valenza positiva, perché si ricollega a valori resistenziali, ad impegni comuni di solidarietà sociale, ad un senso della collettività che emerge nei momenti di maggiore difficoltà. Il vecchio partigiano fiorentino Marcello Citano – nome di battaglia “Sugo” -, scomparso da poco, non amava cantarla, questa canzone, perché sosteneva, ed aveva ragione, che non l’aveva mai sentita durante la Resistenza. Si tratta infatti di un “prodotto” posteriore (frutto, a suo dire, di un “imborghesimento” successivo al periodo glorioso della lotta contro i nazi-fascisti, durante il quale, in montagna, i canti erano quelli di lotta, comunisti, socialisti, anarchici). Non teneva però conto, Sugo, del cammino che “Bella ciao” aveva fatto, nel tempo, in Italia e nel mondo, divenendo un canto veramente partigiano, anche se postumo, che si può ascoltare nelle situazioni più varie, nei Social Forum, nelle manifestazioni per un altro mondo possibile, nelle iniziative contro i fascismi di ieri e di oggi. Fino ad avere versioni in lingue diverse (ed è emozionante sentirlo cantato in curdo nel Rojava, una zona di “resistenti” degli anni 2000). La nuova Resistenza – Per questi motivi dovremmo assumerlo come motivo che caratterizza la nuova Resistenza da realizzare oggi: contro i fascismi/sovranismi/populismi che, sebbene parzialmente oscurati dalla pandemia in atto, sono pronti a ritornare in campo ed a prendere il sopravvento, mettendo in un angolo la Costituzione stessa, ma anche contro il liberismo imperante che ne costituisce il brodo di coltura. Non solo: dalla nuova Resistenza dovrebbe scaturire la svolta, da tradurre in fatti concreti – senza limitarsi alle sole parole -, che ha come orizzonte la sopravvivenza del pianeta (come da quella di oltre 75 anni fa ebbe origine la svolta che portò alla Carta Costituzionale repubblicana). È inutile ripetere che non bisogna uscire dal clima emergenziale tornando alla normalità di prima, se questa uscita non si comincia a prepararla fin da ora, con elaborazioni, confronti, atti che progressivamente costruiscono il “nuovo”. Occorrono indubbiamente politiche radicalmente diverse a livello istituzionale (in Italia ed anche in Europa), ma è necessario muoversi pure dal basso, ponendo gli obiettivi della tutela ambientale a partire dai luoghi in cui si abita (dai comuni, dai quartieri, persino dai condomini). La necessità, indubbia, di far ripartire il mondo produttivo – dopo la parziale sospensione delle attività dovuta al corona/virus – costituisce un’occasione per porre con forza la questione della riconversione ecologica dell’industria, dello stop immediato alle grandi opere inutili e dannose (di cui, invece, si sollecita, da più parti, l’attuazione proprio per dare il segnale del rilancio dell’economia), degli indispensabili investimenti per la difesa del territorio, il recupero delle zone abbandonate, la riqualificazione dell’agricoltura (questi sì elementi che rilancerebbero l’economia, ma in una direzione diversa, in sintonia